Dopo tre anni di crisi, in cui non riuscivo più a comporre, ho scritto Come hai fatto, che era nata però napoletana, Ma cumm' ha fatto. Soltanto che mi hanno costretto a trascriverla in italiano, ma è il dialetto la vera lingua di noi. (da un'intervista a Maura Nuccetelli e Tommaso Di Francesco, 23 ottobre 1979, riportata ne La grande evasione – Storia del festival di Sanremo di Gianni Borgna, 1980)
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In una stazione radio del Michigan o dell'Indiana, chi si ricorda, arrivò un signore con il disco mio e lo mandò in onda: il giorno dopo si ebbero duemila telefonate di gente che voleva risentirlo. Lo rimandò in onda: il giorno appresso altre duemila telefonate. L'exploit di Volare nacque così. (da un'intervista a Vincenzo Mollica, pubblicato nel libro Domenico Modugno, 1981)
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Quando gli chiesero il permesso per questa operazione, lui rispose che non lo aveva mai concesso a nessuno, ma che per Modugno non ci sarebbero stati problemi. Poi ci siamo incontrati e conosciuti a casa sua: era una persona molto strana, chiusa, vulnerabile, che ispirava tenerezza. (parlando di Salvatore Quasimodo in un'intervista a Vincenzo Mollica, pubblicato nel libro Domenico Modugno, 1981)
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Il mio incontro con Pasolini fu bello. In un primo tempo voleva utilizzarmi per un'opera che doveva rappresentare alla Piccola Scala di Milano, cosa che poi non fece. Recitai invece nell'episodio Cosa sono le nuvole, e dal titolo del film nacque anche una canzone, che scrivemmo insieme. È una canzone strana: mi ricordo che Pasolini realizzò il testo estrapolando una serie di parole o piccole frasi dell'Otello di Shakespeare e poi unificando il tutto. (in intervista a Vincenzo Mollica, pubblicato nel libro Domenico Modugno, 1981)
Meraviglioso
non fu capita immediatamente, e Renzo Arbore lo ha riconosciuto di
recente in una trasmissione televisiva confessando che anche lui si
adoperò nella giuria dell'epoca perché la canzone venisse
scartata, in quanto non adatta al Festival di Sanremo. Lo stesso
Arbore l'ha poi indicata come la sua canzone preferita attuale. (da
un'intervista a Francesco Trisciani, pubblicata in Raro! n.° 20 del
1989
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Il posto mio,
secondo disco con la RCA, è il frutto di un errore di valutazione.
Non che la canzone fosse brutta, anzi, però non era adatta al mio
personaggio così come veniva percepito dalla gente. Mi feci
convincere da quell'impastoiavacche che è Tony Renis, e così fummo
buttati fuori tutti e due alla prima serata. Forse è il caso di
ricordare che un altro errore fu commesso da Renis stesso nella
scelta dell'arrangiamento. Ennio Morricone ne aveva approntato uno
veramente bello, ma Renis non era troppo sosddisfatto e chiedeva
sempre dei cambiamenti fin quando, in extremis, fu scelto quello del
maestro Franco Pisano. (da un'intervista a Francesco Trisciani,
pubblicata in Raro! n.° 20 del 1989)
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La lontananza,
esprime secondo me un grande sentimento d'amore, e possiede in sé
una grande idea. il vento che spegne tutti i fuochi piccoli e
accende quelli grandi. L'idea non è mia, ma io la afferrai al volo
quando la Bonaccorti mi lesse una lettera che le aveva scritto il
suo ragazzo: la sviluppai e nacque la canzone. (da un'intervista
a Francesco Trisciani, pubblicata in Raro! n.° 20 del 1989)
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Alla base della
decisione ci fu una litigata con Rascel, che era il direttore
artistico. Lui si era ritenuto offeso per le difficoltà incontrate
dalla moglie nell'interpretazione di una canzone semplicissima che
io avevo scritto per lei. I pettegolezzi del direttore d'orchestra,
che si era dato da fare per riferire a me e Rascel le rispettive
reazioni avevano acuito il contrasto, così io ritenni di non poter
incominciare un'avventura che sarebbe dovuta durare due anni. (da
un'intervista a Francesco Trisciani, pubblicata in Raro! n.° 20 del
1989)