Antonio Tabucchi




Se ti metti a guardare nelle pieghe più nascoste della società, qualsiasi essa sia, scopri la pazzia. Ma quelli che hanno avuto il coraggio di farlo erano pazzi.
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Mi piacciono le storie. Sono anche un ottimo ascoltatore di storie.
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Che strano, pensaci un po', mio padre studiava le vite vicinissime col microscopio, mio nonno cercava quelle lontanissime col cannocchiale, entrambi con le lenti. Ma la vita si scopre a occhio nudo, né troppo lontana né troppo vicina, ad altezza d'uomo.
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La modernità avanza nel male ma anche nel bene. Internet non rende necessariamente i giovani più stupidi, anzi, sono convinto del contrario. Stanno di più al computer? Stanno meno alla televisione e questo forse li rende immuni da certe barbarie. Io ho un’opinione molto buona di quelli che verranno. Semmai ho una cattiva opinione della mia generazione. E comunque la storia per fortuna non si fa al tavolino, si basa sull’imprevisto, i fattori sono tanti, i giochi sono tutti aperti.
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Il sentimento del tempo, la maniera in cui si vive il tempo... varia nel tempo. Senza andare indietro fino al Medioevo, basta pensare al tempo prima della guerra: molto diverso da quello di oggi e già molto diverso dal sentimento del tempo cantato da Ungaretti. Sì, siamo sempre come d’autunno sugli alberi le foglie, ma abbiamo modi più complessi, forse più stranianti, di vivere il tempo. Faccio un esempio: sono a casa mia, in un paese civile dell’Europa, accendo la tv satellitare e per caso capito su un canale dove stanno lapidando una donna, in pubblico, in un paese che non so quale sia, trasmettono la punizione per così dire a scopi didattici, per uso interno. Ecco in quel momento subisco una spaesamento nel tempo, sono contemporaneamente in due tempi diversi, grazie alla televisione, alla tecnologia.
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Il bello di un viaggio è trovare una persona che non ci si aspettava e che ti dice qualcosa, ti racconta una storia, ti fa una confidenza, ti fa capire forse un brano di vita. Però in realtà questo può succedere dappertutto.
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... Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d'estate. Una magnifica giornata d'estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava. Pare che Pereira stesse in redazione, non sapeva che fare, il direttore era in ferie, lui si trovava nell'imbarazzo di mettere su la pagina culturale, perché il "Lisboa" aveva ormai una pagina culturale, e l'avevano affidata a lui. E lui, Pereira, rifletteva sulla morte...
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