Richard Avedon è nato il 15 maggio 1923 a New York. Nel 1942 abbandona gli studi, per lui noiosi, per arruolarsi come fotografo nella Marina Militare dove ha modo di girare per il mondo e di fare varie esperienze nelle situazioni più difficili. Profondamente colpito dalle foto dell'allora celebre Mukancsi, al suo ritorno in America perfeziona le sue competenze tecniche. Dopo la dura ma fruttuosa gavetta nell'esercito, alla fine della seconda guerra mondiale diventa fotografo professionista: riesce a diventare aiuto fotografo in uno studio privato per poi collaborare anche ad una rivista, "The Elm".
Negli anni '40 segue un corso alla New School for Social Research tenuto da Alexy Brodovitch, direttore di Harper's Bazaar. In seguito viene a far parte del gruppo stabile di Bazaar, grazie all'ammirazione che Brodovitch ha sviluppato per lui. Quest'ultimo rappresenta senz'altro una figura di rilievo per il fotografo, come è ben visibile fra l'altro sfogliando il primo libro pubblicitario di Avedon "Observation" (un volume in cui univa le sue immagini al commento di Truman Capote), pubblicato nel 1959 e dedicato al suo mai dimenticato pigmalione.
Nel 1961 Richard Avedon diviene direttore artistico di Bazaar. Marvin Israel è un'altra figura importante per lui nella realizzazione del secondo libro, "Nothing Personal" (sue fotografie con testo di James Baldwin), pubblicato nel 1963 dopo aver visitato gli stati del sud: vi emerge l'attenzione per i diritti civili e la presa di posizione politica ed etica, con tendenza a strutturare ogni lavoro come fosse una storia. Dall'incontro con la letteratura, proficuo e duraturo, sarebbe scaturito anche il volume "Portraits Photographs" con introduzione di Harold Rosenberg. Il 22 novembre 1963 realizza in Times Square una serie di foto a persone che mostrano il giornale che parla dell'assassinio di Kennedy. Nel 1965 passa da Bazaar a Vogue.
Nei primi anni '70, con Arbus, pubblica un libro su "Alice nel paese delle meraviglie", nel quale, come in un lavoro dello studio di Andy Warhol, le fotografie hanno un aspetto teatrale per la sequenzialità e la gestualità studiata dei personaggi fotografati. Dal 1979 al 1985 esegue numerosi ritratti di vagabondi e disadattati nel West americano che vengono definiti offensivi per gli abitanti di quelle regioni. Nel capodanno del 1989 Avedon si reca a Berlino vicino alla Porta di Brandeburgo in occasione della caduta del muro, mostrando ancora una volta che il suo lavoro non è solo rivolto alla moda - per cui è giustamente famoso - ma rappresenta uno strumento sensibile anche per capire mutamenti politici, risvolti psicologici o filosofici. Anche se va sottolineato come Avedon, da intellettuale della fotografia qual è, ha sempre sottolineato il ruolo di elaborazione che svolge il fare stesso della fotografia, un luogo che non rappresenta mai la "verità". Le sue stesse fotografie sono un mirabile risultato di pensiero ed elaborazione e quasi mai si affidano al caso. Una delle sue foto più famose, "Dovima", ad esempio, ritrae una modella che indossa un abito da sera di Dior in una posa estremamente innaturale in mezzo a due elefanti: è stata scattata a Parigi nel 1955 e rappresenta il massimo dell'artificio.
Altri suoi celebri lavori sono i suoi ritratti di artisti e personaggi famosi, ma anche le serie scattate alla gente comune e all'interno di un ospedale psichiatrico. La sua grandezza artistica è stata celebrata in una bellissima mostra al Metropolitan Museum di New York. Ottantunenne ancora in attività, mentre stava realizzando un servizio fotografico in vista delle elezioni presidenziali americane per conto del "New Yorker", Richard Avedon è stato colpito da un ictus cerebrale e, dopo due giorni, l'1 ottobre 2004 - a soli due mesi dalla scomparsa di un altro grande maestro, Henri Cartier-Bresson è morto in un ospedale di San Antonio, in Texas.
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