Martin
Luther King nasce ad Atlanta, Georgia, terra dove il problema
razziale è sentito con angoscia e urgenza particolari. Milioni di
neri, uomini e donne, venivano strappati alla loro terra e fatti
schiavi per lavorare, nelle piantagioni di cotone. Gli antenati di
Martin Luther King subirono queste violenze inaudite. Dopo una
cruenta guerra fra gli Stati del Nord, che volevano imporre il loro
modello di sviluppo, e gli Stati del Sud, parve arrivare la libertà
per i neri sul suolo americano. Ma dopo un periodo piuttosto
favorevole, furono ricacciati, nella condizione servile. I
proprietari terrieri avevano escogitato la maniera di fare indebitare
sempre di più i lavoratori neri, ai quali era anche negato il
diritto al voto. Fin dall'infanzia Martin Luther King deve subire i
traumi della diversità in una società razzista. Ha cinque anni
quando la madre dei suoi compagni bianchi proibisce loro di giocare
col piccolo Martin, perché «negro». A otto anni apprende dal padre
con: dolore la tragica fine della sua prediletta cantante Bessie
Smith: ferita in uno scontro automobilistico, muore dissanguata
perché rifiutata dagli ospedali per bianchi di Atlanta. Ancora
impreparato a reagire, queste ed altre esperienze amare gli rimangono
scolpite per sempre nell'animo. La discriminazione che Martin Luther
King deve subire e che vede colpire la sua gente gli consiglia gli
studi di giurisprudenza. Entra nel Morehouse College di Atlanta
(università per soli neri), ma, divenuto consapevole di essere
chiamato da Dio al servizio pastorale, dopo qualche anno passa agli
studi di teologia. Nel 1952, a 22 anni, tiene la sua prima
predicazione nella chiesa battista di Atlanta.
Martin
Luther King è affascinato dalla figura di Gandhi, dal quale apprende
i principi della lotta non-violenta. Nel 1953 si laurea in filosofia
a Boston e nel 1954 si trasferisce con la moglie Coretta Scott a
Montgomery, Alabama, per svolgervi il ministero di pastore della
chiesa battista. La scintilla che dà inizio al Movimento per i
Diritti Civili scocca a Montgomery. Sugli autobus della città le
prime tre file di posti sono riservate ai bianchi, le altre possono
essere occupate da neri solo se non ci sono bianchi in piedi. Il
pomeriggio del 10 dicembre 1955 un'impiegata nera, Rosa Parks, seduta
dietro i posti riservati ai bianchi, rifiuta di alzarsi e cedere il
posto quando salgono alcuni viaggiatori bianchi: viene arrestata e
portata in carcere. La notizia si diffonde rapidamente, gli esponenti
e i pastori della comunità nera s'incontrano e decidono subito di
boicottare i mezzi pubblici: propongono ai neri di non prendere più
l'autobus e di recarsi al lavoro a piedi o con altro mezzo. Intanto
Martin Luther King è votato all'unanimità capo del movimento. La
mattina del 5 dicembre tutti i neri vanno a lavorare a piedi, a dorso
di mulo, su carri. Il boicottaggio è totale fino al dicembre
dell'anno successivo e il movimento ottiene la sua prima vittoria:
l'abolizione della segregazione sui mezzi pubblici di trasporto. Le
reazioni dei bianchi sono violente: hanno paura. La compagnia degli
autobus ha perso 40 milioni di dollari. Martin Luther King diviene il
bersaglio di minacce d'ogni genere e viene arrestato. Il 30 giugno,
mentre si trova fuori fra la sua gente, un attentato dinamitardo gli
distrugge la casa; la moglie e la figlia Yoki sono dentro, ma restano
fortunatamente illese. Martin Luther King è ormai il simbolo della
«rivoluzione nera».
Teso
fino al limite delle sue risorse fisiche e morali per tutti gli
impegni che deve assolvere, una sera del gennaio 1956 Martin Luther
King è sul punto di crollare. Seduto in cucina, confida a Dio di non
farcela più. «Eccomi qui - prega - mi batto per ciò che credo
giusto. Ma ho paura. Mi chiedono di guidarli, ma se mi presento loro
senza forza e senza coraggio anch'essi vacilleranno. Ho esaurito le
mie forze. Non mi rimane nulla». E mentre è lì, solo, sperimenta
la «presenza di Dio», avverte «la promessa rassicurante d'una voce
interiore che gli dice: "Lotta per la giustizia. Lotta per la
pace. Dio sarà sempre al tuo fianco!"». L'esperienza di fede,
caratteristica della tradizione evangelica battista, determina, come
egli stesso dice, una svolta fondamentale nella sua vita. Il
movimento si estende ben presto a tutti gli Stati Uniti. Il
pellegrinaggio di preghiera a Washington del 17 maggio 1957 per il
pieno diritto di voto ai neri è una delle manifestazioni più
importanti.
Arrestato,
Martin Luther King scrive in cella d'isolamento una lettera rimasta
famosa: «E facile dire: "aspettate". Ma quando avete visto
una plebaglia inferocita linciare a volontà le vostre madri e i
vostri padri... e i poliziotti pieni d'odio maledetto colpire e
perfino uccidere impunemente i vostri fratelli e le vostre sorelle...
quando sentite la vostra lingua torcersi se cercate di spiegare alla
vostra bambina di sei anni perché non può andare al luna- park, e
vedete spuntarle le lacrime quando sente che è chiuso ai bambini
neri... quando vi perseguita notte e giorno il fatto di essere nero,
non sapendo mai che cosa vi può accadere; allora voi comprendete
perché per noi è tanto difficile aspettare». Il 28 agosto arriva a
Washington la marcia dei 250 mila per chiedere l'approvazione della
legge sulla parità dei diritti civili per bianchi e neri. Le
telecamere di tutto il mondo riprendono anche quello che è stato
definito il discorso profetico di Martin Luther King. «Il cammino è
pieno di asprezze, ma nonostante le fatiche e le umiliazioni, ho
ancora un sogno. Sogno che sulle rosse colline della Georgia i figli
degli antichi schiavi e degli schiavisti possano sedere insieme al
tavolo della fratellanza. Sogno che lo Stato del Mississipi, rigonfio
d'oppressione e di brutalità, sia trasformato in terra di libertà e
di giustizia. Sogno che un giorno l'Alabama sia trasformato in uno
Stato dove bambine e bambini neri potranno dare la mano a bambine e
bambini bianchi, e camminare insieme come fratelli e sorelle... Con
questa fede torno nel Sud. Con questa fede staccheremo alla montagna
dell'angoscia una scheggia di speranza. Con questa fede potremo
lavorare insieme, pregare insieme, lottare insieme, andare in
prigione insieme, sapendo che un giorno saremo liberi. Quando ciò
avverrà, tutti i figli di Dio, bianchi e neri, ebrei e pagani,
evangelici e cattolici, potranno giungere le mani e cantare l'antico
inno degli schiavi: "Finalmente liberi! Finalmente liberi! Gran
Dio onnipotente, siamo finalmente liberi!"».
La
legge per i diritti civili viene approvata il 10 febbraio 1964.
Quella marcia pacifista e la figura di Martin Luther King hanno
risonanza in tutto il mondo. Il 14 ottobre lo raggiunge un telegramma
da Stoccolma: «Il premio Nobel per la pace è stato assegnato a
Martin Luther King per aver fermamente e continuamente sostenuto il
principio della non-violenza nella lotta razziale nel suo Paese». I
34 milioni del premio vengono messi a disposizione della causa alla
quale Martin Luther King ha dedicato la vita.
Il
4 aprile 1968 Martin Luther King è con altri leader neri in una
stanza dell'Hotel Lorraine a Memphis, è sconvolto, teme per le sorti
del movimento della non-violenza. Esce sulla terrazza per una boccata
d'aria, alle 18.01 si volta per rientrare e si accascia
improvvisamente al suolo: un colpo è partito, un dito ha premuto sul
grilletto d'un fucile.